Tra il 1939 e il 1945 il mondo assistette ad un conflitto totalmente distruttivo nei confronti della popolazione civile e in particolare degli ebrei, che furono massacrati con persecuzioni feroci fino al genocidio e all’Olocausto.
La Germania nazista guidata da Adolf Hitler provocò lo scoppio del conflitto a causa di due diverse concezioni del mondo: il liberalismo che reggeva sulla democrazia e il nazifascismo che sorreggeva un sistema politico autoritario e razzista.
Il regime nazista perseguitò i rom, le persone con disabilità considerate una minaccia biologica, gli oppositori politici tedeschi, gli omosessuali, gli asociali, i testimoni di Geova poichè il loro comportamento rappresentava secondo Hitler un pericolo per la comunità ma il principale bersaglio delle persecuzioni e dello sterminio furono gli Ebrei, a cui fu vietato di vivere!
Furono infatti privati delle loro proprietà e del loro lavoro, molti di loro si nascosero, però la maggior parte fu trovata e deportata nei campi di concentramento dove venivano divisi tra uomini e donne e giudicati in base allo stato di salute. Si valutava infatti se potessero lavorare e sopportare la vita all’interno dei campi e chi non aveva le condizioni di salute “idonee” veniva ucciso subito. Venivano privati non solo dei loro oggetti e vestiti ma anche dei loro nomi, della loro identità, spogliati e rasati e tatuato loro un numero sul braccio e da lì in poi venivano identificati in quel modo. Erano costretti ai lavori forzati, erano denutriti e i corpi diventavano sempre più magri e non adatti al lavoro e a quel punto venivano uccisi. Le uccisioni di massa erano effettuate per mezzo delle camere a gas dentro le quali i detenuti erano soffocati con una sostanza chiamata Zyclon B e le salme venivano poi cremate in dei forni appositi.
Fra tutti gli Ebrei che sono stati brutalmente perseguitati e uccisi, possiamo ricordarne una in particolare: Anna Frank.
Anna Frank era una ragazza tedesca di origine ebrea, proveniente da una famiglia agiata che a causa delle persecuzioni da parte dei tedeschi nazisti, fu costretta a trasferirsi in Olanda e dopo l’occupazione tedesca in Olanda lei e la sua famiglia furono costretti a nascondersi in un alloggio segreto insieme ad altre due famiglie.
Nei due anni di segregazione decise di scrivere un diario in cui raccontava le sue gioie, i suoi dolori e le sue speranze raccontando del cibo, dell’uso del bagno in comune, le sofferenze a causa della convivenza con persone estranee. Lei scriveva le sue lettere indirizzandole ad una sua amica immaginaria: Kitty.
Nelle sue lettere emerge uno spirito libero, la sua fiducia nell’avvenire e nella bontà umana. Spesso parla di Peter, il ragazzo di cui piano piano si accorge di essersi innamorata e il cui sentimento era contraccambiato. Nelle sua vita ormai non era rimasto niente di personale oltre il suo diario e non c’era nulla di speciale.
A seguito di una segnalazione spionistica in cui venne rivelato il luogo in cui erano nascosti lei, la sua famiglia e le altre due famiglie, il 4 agosto 1944, le SS fecero irruzione all’interno dell’alloggio e le famiglie furono arrestate e trasferite a Westerbork, il più grande campo di concentramento olandese e dopo di ciò furono deportati ad Auschwitz, dove il padre venne separato dalla moglie e dalle figlie.
Da lì a poco la madre morì a causa di una malattia cronica. Un anno dopo Anna e sua sorella Margot si ammalarono di tifo, prima morì Anna e pochi giorni dopo Margot. Furono sepolte in una fossa comune. Qualche settimane dopo la morte le truppe inglesi liberarono il campo di concentramento.
Ma tutti noi ci siamo sempre domandati: chi ha fatto la soffiata alle SS?
Furono svolti moltissimi studi da parte di investigatori e agenti FBI per rispondere a questo quesito e dopo 77 anni sono stati pubblicati alcuni risultati secondo cui a fare la soffiata fu un membro del consiglio ebreo di Amsterdam, Arnold van de Bergh, che dopo aver ricevuto una denuncia da parte di un collega ariano, decise di rivelare alcuni indirizzi in cui erano nascosti degli ebrei per salvare la propria famiglia.
Secondo gli inquirenti il padre di Anna, Otto, era arrivato a questa conclusione già in passato ma non rese mai pubblico il nome per proteggere la famiglia van de Bergh.
L’elemento secondo cui gli inquirenti sono arrivati a questa conclusione è una copia di una nota anonima che, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, fu consegnata ad Otto, dove veniva svelato che il nascondiglio segreto era stato rivelato da un uomo chiamato Arnold van de Bergh.
Poichè non ci sono prove di DNA o video, registrazioni o immagini bisogna fare affidamento su delle prove circostanziali e questa teoria, quindi, non ha una validità del 100% ma porta in sé tutta l’amarezza per una vicenda già complicata e triste che si colora di ulteriore drammaticità e ingiustizia.
Eleonora La Macchia