Un altro giovane falconese ci lascia, un caro ragazzo, un amico, un bravo cuoco, un’altra grave perdita per la nostra comunità. Salvatore Scarpaci, 42 anni, una splendida famiglia, un ottimo lavoro, un promettente futuro professionale, è passato nel mondo dei più, se n’è andato prematuramente in punta di piedi, stroncato da un malore improvviso. Falcone piange questo altro suo figlio, strappatole tragicamente nel fiore degli anni. Salvatore ha restituito, infatti, alla comunità cittadina, e non solo, l’immagine di un giovane pieno di amore per la vita, educato, gentile, sempre col sorriso, Egli era tutto questo, oltre che un gran lavoratore, intraprendente e talentuoso. Incredulità e dolore in tutti. Non vi è nessuno, tra i tantissimi che lo conoscevano e stimavano, che alla ferale notizia non sia rimasto attonito e sconcertato. Aveva dato vita anni orsono ad un prestigioso ristorante “L’Officina del Gusto” nell’antico borgo di Belvedere riscuotendo unanime apprezzamento. Molti ricordano la squisitezza e varietà delle sue ricette e la dedizione che metteva in ogni suo piatto. Da alcuni anni si era trasferito in Svizzera, presso un noto agriturismo, dove aveva avuto modo di distinguersi per la sua bravura, fantasia e serietà. Ci stringiamo affettuosamente al dolore dei suoi cari, i genitori, le sorelle, la moglie, i suoi bimbi ancora piccoli, e a quanti lo piangono affranti.
E’ vero, la morte ci coglie sempre impreparati. Non abbiamo mai gli strumenti giusti, non riusciamo mai a comprenderla, ad accettarla, però è altrettanto vero che l’unica certezza che tutti abbiamo, in questa vita, è proprio la morte e dopo la sua inattesa venuta restano i ricordi, i momenti trascorsi insieme, le emozioni le sensazioni e scopriamo che l’anima, l’essenza che ha contraddistinto quella persona, rimarrà sempre unica e presente e quindi sempre viva, in noi e tra noi.
Non possiamo negare che coloro che ci lasciano creano inevitabilmente un vuoto fisico incolmabile e il pensare di non rivederli mai più, umanamente è incomprensibile e devastante, ma ci accorgiamo ben presto che i nostri occhi a poco a poco riusciranno a vedere oltre ad un corpo, oltre a quella fisicità mancante, perché rimarrà, incancellabile e duratura, la memoria di ciò che è stato e la certezza di incontrarli nuovamente in un’altra dimensione. E poi il nostro amato Salvatore non si è realmente congedato da noi perché avremo in eredità le sue ricette, le sue combinazioni gastronomiche, la sua immaginazione creativa dietro ai fornelli, per donarci, attraverso la bontà e ricchezza del cibo che sapeva preparare con maestrìa, sprazzi di gioia e di piacere.
Arrivederci caro Salvatore, corri tra gli angeli e falli ridere e mangiare bene.